Gesù insegna la gioia nella fatica

Questo pensiero ci guida nella Quaresima fino a Pasqua. Cercando immagini per rappresentare una resurrezione adatta a noi, ne ho scelte due. Una croce spoglia, di legno grezzo, di quelli che magari ti lasciano qualche scheggia infilata nella carne, i chiodi ancora lì, a ricordare che c’era piantato un uomo che poche ora prima “triste fino alla morte” aveva implorato “Padre, allontana da me questo calice” e poi aveva urlato “Dio mio, perché mi hai abbandonato”. Ma adesso la croce è vuota, anzi, al posto del crocifisso c’è il lenzuolo che lo avvolgeva nel sepolcro e che ormai non serve più, perché quell’uomo è tornato a vivere.

Di quell’uomo sono rimaste molte cose, molti gesti. Uno degli ultimi è quello della seconda immagine, quando si è piegato a lavare i piedi dei suoi dicendo: voi mi chiamate giustamente Maestro; se faccio così io, abituatevi anche voi a lavarvi i piedi a vicenda. Questa è resurrezione, questa è gioia.

La nostra comunità può e deve ringraziare. Il presente numero va sfogliato e gustato con calma, perché racconta fatti di resurrezione, pieno com’è di gesti e pensieri che testimoniano il nostro lavarci i piedi a vicenda: il messaggio di Sampson, l’esperienza di CompitiAmo, l’accoglienza e l’aiuto ai terremotati di Camerino, i nostri ministri, l’invito a brillare, l’ANSPI a servizio della comunità… C’è un po’ della nostra vita: impegno e fatica che generano resurrezione e gioia attraverso il servizio.

Paola e Alessandra, le amiche di Camerino, hanno scritto: “vi ringraziamo ancora per la ricchezza che la vostra comunità ci ha donato, ci avete fatto trascorrere una giornata piena di calore… ne faremo tesoro”. Parole schiette e ripetute, che non mi sorprendono. Forse perché, negli anni, ho avuto la fortuna di incontrare non poche persone che, capitando a San Raffaele, esprimono pareri analoghi: con voi si sta bene, ci si sente in famiglia.

Ma ogni famiglia affronta la vita giorno per giorno, accettando nuove sfide e nuove fatiche, spesso molto pesanti. Siamo in cammino. Mai arrivati. Tanto meno perfetti. Sempre bisognosi di imparare a piegarci per lavare i piedi a qualcuno, amorevolmente come ha fatto il Maestro. Sempre bisognosi di perdonare, gli altri e prima di tutto se stessi. E allora, mentre ringraziamo, auguriamoci a vicenda: Buon cammino, Buona Pasqua.

Lino

Per leggere e scaricare integralmente la lettera di marzo, potete cliccare QUI (il file è in formato PDF e pesa circa 1,09MB).

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