Attendere l’inatteso
Ogni anno prima o poi arriva il Natale. Ma come fare – potremmo chiederci – per vivere al meglio questa attesa che è propria del tempo di Avvento? Quest’anno abbiamo avuto il piacere di iniziare l’Avvento con un esperimento: una catechesi a due voci dove insieme al caro amico don Fabrizio Ricci (della Diocesi di Cesena-Sarsina) abbiamo percorso alcuni passaggi della Liturgia. Ciascuno di noi attende qualcosa quest’anno: un desiderio, un appuntamento disatteso.
Don Fabrizio ci ha invitato a riflettere sui testi della Liturgia (cioè quei testi che ascoltiamo a Messa!) perché solo ripartendo dalla Parola del Signore, da ciò che Lui ci consegna durante la Santa Messa… allora noi possiamo prepararci davvero e chiedere dal cuore “vieni Signore Gesù, maranathà”.
Pensiamo ad esempio al Prefazio (la preghiera prima della consacrazione), che a proposito del Signore che si fa carne in Gesù per noi dice: «Ora egli viene incontro a noi in ogni uomo e in ogni tempo, perché lo accogliamo nella fede e testimoniamo nell’amore la beata speranza del suo regno».
Noi tutti attendiamo l’Inatteso, il Signore che viene nel momento e nei modi più inaspettati per noi: noi cristiani non celebriamo qualcosa di lontano da noi, ma con la Fede torniamo a quella Santa Notte in cui la Vergine Maria ha dato alla luce il Figlio di Dio, Gesù Cristo, il Salvatore.
Allora tutti gli angeli cantano Gloria a Dio, una Luce viene a visitarci per consolare la nostra vita e rischiarare le tenebre delle nostre fatiche. Noi lo accogliamo nella fede e diciamo a tutti che il Regno di Dio – dice il Prefazio – non è più solo una speranza, ma un fatto concreto per noi.
Dice San Leone Magno, grande padre della Chiesa, a proposito del Natale: «Nessuno è escluso dal prendere parte a questa gioia, perché il motivo del gaudio è unico e a tutti comune: il nostro Signore, distruttore del peccato e della morte, è venuto per liberare tutti, senza eccezione, non avendo trovato alcuno libero dal peccato».
Ciò che è inaspettato è ciò che maggiormente stupisce, sia nel bene che nel male: quando è nel male ci blocca, ci fa sentire in difficoltà, ma quando avviene nel bene allora la gioia prende il sopravvento e ci troviamo davanti alla capanna di Betlemme. E lì si pone davanti a noi una scena di una tenerezza infinita, familiare quanto sempre nuova: incontrare il piccolo Gesù, che anche quest’anno desidera trovare in noi braccia capaci di accogliere questa speranza che è venuta nel mondo perché nessuno si senta più solo.
don Eugenio
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